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È d'obbligo la sua visione prima di scomparire da questo mondo, ma soprattutto prima di continuare a leggere questo blog che porta con tanto onore il suo nome.
lunedì 1 luglio 2024
mercoledì 19 giugno 2024
In memoria di Arwen Lynch
Purtroppo ho appreso solo oggi la tragica notizia della morte di Arwen Lynch (Laura), nota blogger cinefila de La fabbrica dei sogni. Si è spenta la sera del 25 maggio a causa di un tumore contro cui ha lottato per diversi anni, con una forza d'animo incredibile, perché fino all'ultimo periodo ha mantenuto la sua positività. Soffro molto per questo, perché negli ultimi due mesi sono stato davvero poco presente sui social e in genere con tutte le mie amicizie virtuali, a causa di un progetto per cui sto lavorando faticosamente, perciò non ho potuto avere il piacere di un ultimo scambio con lei in chat o in chiamata. Laura mi diceva sempre che avrebbe tanto voluto che fossimo stati vicini di casa, per concretizzare un'amicizia virtuale che è durata da più di un decennio. Lo avrei voluto tanto anch'io. Parlare di persona, guardandoci dritti negli occhi e abbracciarci, condividere la vita e... la nostra più grande passione: il cinema. Finalmente, avremmo potuto guardare tanti film insieme. E mi avrebbe fatto conoscere molte delle cose che ancora non ho visto, perché lei ha dedicato molto tempo al cinema, arrivando a costruirsi una cultura cinematografica importante, tra le più estese in cui mi sia mai imbattuto. Ma tutto ciò non è accaduto e non accadrà, sfortunatamente il crudele destino ci ha divisi materialmente, confinati in due regioni non vicine e sopratutto costretti a una situazione personale difficilissima a causa della malattia, non solo la sua, ma anche la mia che mi priva ormai da 12 anni di una vita dignitosa, che si è trasformata solo in una deprimente forma di sopravvivenza. Solo, con una differenza, la mia non è mortale: sindrome di alcock (neuropatia del pudendo), soprannominata anche "malattia del suicidio". Non so più quanto resisterò ancora, non so neanche perché scrivo oggi queste parole, probabilmente solo per esprimere e testimoniare tutto il mio dolore, la frustrazione, la rabbia e l'ingiustizia che provo nei confronti della mia vita. Cosa farne allora di questa "vita"? Laura avrebbe detto sicuramente di lottare, insistentemente, contro il male. È il nostro dovere come esseri umani. Ci provo, ma non ce la faccio. Sono stanco. Non piango lacrime, perché non ne ho più, ma piange il mio spirito. Pensando a Laura e al cinema, la prima cosa che mi viene in mente è il suo amore per David Lynch. Perciò chiudo qui, lasciando questa scena, in dedica, alla sua memoria.
lunedì 15 aprile 2024
20 Days in Mariupol (2023)
Ci siamo sentiti in colpa per essere andati via. Sentivamo di dover fare di più. E allora è nata l'idea di fare un film. Perché quando la gente guarda il telegiornale, vede trenta secondi o forse un minuto, un minuto e mezzo. E questi sono solo pezzi, non hanno un quadro completo. E il film fornisce il contesto, permette di comprendere la portata della distruzione, la portata della sofferenza, attraverso la quale sono passati gli ucraini e gli abitanti di Mariupol. Quando parlo al pubblico, dico sempre che avete visto venti giorni, ma c'è stato un ventunesimo, un ventiduesimo, un trentesimo e un novantesimo giorno.
venerdì 8 marzo 2024
Femina (1991)
«Nell'ironico Femina (1991), film ricco di simboli, Piotr Szulkin si fa beffe della vacuità dei rituali politici e religiosi polacchi. Sfata l'aspetto rituale della cultura polacca e il suo carattere martirologico. La protagonista (Hanna Dunowska) è combattuta tra cattolicesimo e ideologia comunista: flashback onirici pieni di immagini bizzarre rivelano l'oppressione della sua infanzia. L'immagine che riappare nel film è quella di Stalin appeso a un lampadario. Questo trattamento del totalitarismo è nuovo nelle opere di Szulkin. I suoi primi film di fantascienza antitotalitari utilizzavano messaggi politici appena nascosti, facilmente decifrabili dal suo pubblico.»
giovedì 7 marzo 2024
La guerra dei mondi - Il prossimo secolo (1981)
«Non mi sono mai considerato un regista di film di fantascienza. I miei film sono socio-psicologici, forse anche sociali. Naturalmente c'è sempre l'opportunità di realizzare un film di valore in qualsiasi genere, ma oggi, quando si tratta solo di vendere prodotti, è così raro. Non faccio fantascienza, ma piuttosto prendo in prestito dalla sua estetica.»
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