Zona di San Basilio a Roma. Un giorno Patti, un'artista circense che gestisce spettacoli di strada con il marito Walter, mentre è in cerca del proprio cane in un parco vicino al suo camper, si imbatte in una bambina di circa due anni. Anche se la bambina non parla ancora bene riesce a pronunciare il suo nome: Asia. Patti comincia sospettare che sia stata abbandonata e troverà un biglietto addosso alla bambina con su scritto che la madre tornerà a prenderla. Da quel momento Patti, con l'aiuto del marito e di Tairo (un adolescente che vive in un altro camper con la nonna), decideranno di occuparsi della bimba senza mai rinunciare alla ricerca della madre. Senza alcun dubbio Tizza Covi e Rainer Frimmel sono più che influenzati dal cinema francese, riprendono la loro piccola protagonista con la naturalezza dello sguardo di Truffaut e soprattutto con lo spiazzante realismo dei Fratelli Dardenne, lo fanno attraverso l'uso della presa diretta del sonoro, dei dialoghi essenziali, della mdp a spalla e dei lunghi pianosequenza. Forse il limite è anche questo, l'influenza stilistica dardenniana sembra prevalere sui fini narrativi del film, perché il finale amaro e aperto del film, non riesce a sorprendere più di quanto in realtà vorrebbe. Ma nonostante ciò, il film è un crescendo di emozioni perché la forza dei suoi ritratti umani, così spontanei, dolorosi, gioiosi, è vera, tangibile.
Di una tenerezza spontanea tutte quelle sequenze in cui la piccola Asia entra in relazione con Tario e Patti, come quella in cui saltella con degli stivaloni sulle pozzanghere o quella in cui tenta di imparare le parole evocando suoni e sillabe assurde. Si giunge alla scena finale con una grande suspence e con un magone in gola per la materna pietà che suscita compositamente il rapporto tra Patti e Asia.
In sostanza "La pivellina" è una piccola perla del cinema italiano che il pubblico farebbe bene a visionare, perché anche se la sua forma non è imponente, il suo contenuto, a mio avviso, è importante.
Oh, finalmente è reperibile. Lo volevo guardare e così farò.
RispondiEliminaahah si noi aspettiamo sempre certe reperibilità.
RispondiEliminaQuando lo vedi fammi uno fischio.
Eggià, a volte "reperire" pesa un po' su quello che vorrebbe essere il mio animo cinefilo. E' un po' come amare una persona e farle del male indirettamente.
RispondiEliminagià, ma è un male a fin di bene, in fondo. E poi se ci si innamora dell'autore e del film, sicuramente si può sempre "riparare". Io faccio sempre così.
RispondiEliminaè un film bellissimo!
RispondiEliminal'ho messo fra i film più belli dell'anno
http://markx.splinder.com/tag/classifica+2009-2010
FIIIIIIIIIIIIIIIII
RispondiEliminaCondivido i giudizi positivi. Oltre alle influenze francesi da te nominate che non conosco molto bene, ho rintracciato (banalmente) anche quelle nostrane di matrice neoralista, non tanto nella forma ma nei contenuti: qui non è il cinema che filtra la povertà ma il contrario, e il precipitato che si ottiene ha sostanza nella sua veridicità. Poi vabbè, la bimba è un amore.
Oh, manco a dirlo i due registi sono mezzi austriaci, anzi uno lo è del tutto mi sa, strano eh?!
certo, è un film dall'impronta assolutamente neorealista, infatti il cinema dei Dardenne è un ramo di questa matrice ancora vivo (a questo proposito ti consiglio di vedere assolutamente "La promesse" e "Rosetta").
RispondiEliminaforse va all'Oscar, ma per l'Austria
RispondiEliminahttp://cinemaminima.com/blog/1666/european-film-promotion-oscar-contenders-to-screen-2010-november-3-10-in-beverly-hills/#austria