martedì 31 dicembre 2019

Donnie Darko (2001)

Ho rivisto per la seconda volta questo film a distanza di circa dieci anni, il ricordo che conservavo era film triste e angosciante che riusciva a parlare dei turbamenti che caratterizzano l'età adolescenziale come pochi film avevo visto. Mi capita spesso di rivalutare negativamente film che rivedo a distanza di molto tempo, ma nel caso di Donnie Darko devo ammettere che mi ha sorpreso positivamente il fatto di essere rientrato a contatto con un'opera che non ha perso quella stessa potenza e quello stesso fascino. Ho rivissuto le stesse sensazioni e impressioni che ebbi quando lo visionai la prima volta.
Quando si parla di questo film potrete trovare in giro centinaia di "spiegazioni" che tentano di dare un senso agli eventi bizzarri e inquietanti dai quali il protagonista è travolto. Non a caso fu rilasciata, tre anni dopo l'uscita del film, la versione Director's Cut che nel lungometraggio conteneva delle didascalie con gli estratti degli otto capitoli del libro "La filosofia dei viaggi nel tempo" di Roberta Sparrow, che è un libro fittizio creato dallo stessa regista e ispirato liberamente alle teorie sullo spazio-tempo del fisico Andrej Linde. La sua lettura diviene una vera e propria guida interpretativa al film per lo spettatore.
Così sappiamo che gli eventi raccontati nel film avvengono all'interno di un Universo Tangente, una sorta di un duplicato dell'Universo Primario che è destinato a collassare su se stesso (esattamente dopo 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi come Frank dirà a Donnie all'inizio del film) formando un buco nero. La causa della creazione dell'Universo Tangente sarebbe l'Artefatto: il motore di un aereo che accidentalmente si stacca e finisce dentro un wormhole (una sorta di portale temporale dentro l'atmosfera) che fa viaggiare nel tempo il motore dell'aereo portandolo nel passato e facendolo precipitare sopra la stanza di Donnie Darko. Nel film tutti i personaggi consciamente (il coniglio Frank, che è il Manipolato Morto) e inconsciamente (i Manipolati Viventi che sono tutti i personaggi vivi che circondano il protagonista) dovranno risolvere questo "paradosso" spazio-temporale aiutando il Ricevitore Vivente, cioè Donnie Darko, nell'impresa di riportare l'Artefatto (il motore dell'aereo che scopriremo essere quello in cui viaggiano la madre e la sorella di Donnie nella conclusione del film), nell'Universo Primario.
Chiaramente il carattere pseudo-scientifico di queste teorie sui viaggi nel tempo, per quanto possano risultare intriganti e suggestive per qualcuno, non rappresentano affatto la forza del film.
Anche seguendo la loro linea interpretativa, la struttura narrativa dell'opera suggerisce una chiave decisamente multi-interpretativa dove la schizofrenia paranoide del protagonista, il suo sonnambulismo, la sua solitudine, il suo disadattamento, il suo spirito ribelle e la sua ricerca verso "il sentiero di Dio" arricchiscono certamente il piano interpretativo ed è per questa ragione che la versione cinematografica dovrebbe essere considerata la vera e più riuscita versione.
Di fatti l'aspetto più interessante di quest'opera è certamente il suo impatto formale: la regia di Richard Kelly è cruda, eccentrica e dirige magnificamente gli attori (spicca il talento del giovanissimo Jake Gyllenhaal), a questo si aggiungono l'inquietante costume da coniglio di Frank ideato da April Ferry, la fotografia dalle tonalità cupe e bluastre di Steven Poster e le musiche minimaliste di Michael Andrews che contribuiscono a creare quelle atmosfere malinconiche e surreali che caratterizzano in maniera singolare il film. Gli effetti speciali sono ridotti all'osso, probabilmente a causa del budget ristretto del film, ma il regista ha saputo dosarne la giusta efficacia. Malgrado il film non si discosti molto dal "format" dei film adolescenziali americani è evidente l'influenza lynchiana e kieslowskiana, non a caso Kelly ha dichiarato che il finale del film è un omaggio a Film Blu.
Una delle scene più belle del film è proprio la scena madre che si svolge all'interno del cinema dove Donnie e la sua ragazza Rachel guardano La Casa di Sam Raimi proiettato sullo schermo. Una volta che Rachel si addormenta appare Frank che scambia con Donnie un dialogo memorabile e che finalmente rivela il suo volto sotto la maschera da coniglio. 


Donnie: "Perché indossi quello stupido costume da coniglio?"
Frank: "Perché indossi quello stupido costume da uomo?"

Frank poi ordinerà a Donnie di bruciare l'abitazione dello scrittore e speaker motivazionale Jim Cunningham (interpretato da Patrick Swayze). E come per la totalità degli eventi che si svolgono nel film non sarà un caso se, grazie all'incendio che Donnie appiccherà, i pompieri scopriranno un sentiero segreto all'interno dell'abitazione dove Cunningham girava e conservava materiale pedo-pornografico. Uno scandalo per la città perbenista e la scuola che invitava gli studenti a seguire i suoi corsi sulla "Linea della vita".
È qui tutta la fascinazione di Donnie Darko, un film capace di raccontare un viaggio metafisico e angoscioso, dove le esperienze sensibili dei personaggi, le loro credenze, le loro azioni e le loro scelte buone o cattive che siano, non sembrano adempiere un mero scopo personale (come essi stessi ingenuamente credono), ma sono al servizio di una brutale legge universale che li obbliga inconsapevolmente a vivere nel loro mondo "folle" o, come direbbe Roberta Sparrow, in un Universo Primario dove «guerra, epidemie e disastri naturali sono frequenti» e «la morte arriva per tutti noi».
Nel finale del film la risata di Donnie, prima di lasciarsi morire schiacciato sotto il motore che precipita nella sua stanza, per molti è un enigma. È un sacrificio che compie per evitare che tutto si ripeta? Probabilmente sì, se Donnie avesse scelto di rimanere vivo non avrebbe potuto resistere alle sue visioni, alla sua angoscia e soprattutto non sarebbe riuscito a sfuggire alla presenza fantasmagorica di Frank che continuerebbe a tormentarlo e ossessionarlo spingendolo a compiere nuovamente gli eventi che porterebbero irrimediabilmente alla morte di Rachel, e al viaggio intrapreso da sua madre e la sua sorellina in un aereo destinato a distruggersi, anche se il motore non finisse nel wormhole. Questa è l'interpretazione che sento più vicina. Ma se considerassimo un'altra lettura più "ottimista" della teoria di Roberta Sparrow sui viaggi nel tempo, c'è la possibilità che una volta che l'Artefatto venga riportato nell'Universo Primario non ci dovrebbe essere nessun pericolo di collisione e tutti potrebbero tornare a vivere normalmente, compreso il Ricevitore Vivente. Allora in questo caso Donnie avrebbe scelto consapevolmente di morire? Forse sì, d'altronde tutto quello che ha visto e vissuto non è stato abbastanza? Lui è l'unico vivente che ricorda perfettamente i giorni vissuti nell'Universo Tangente, gli altri hanno solo ricordi vaghi di quel vissuto come viene mostrato nel risveglio finale. Donnie ha visto troppo in quei 28 giorni, di fronte alle ipocrisie, alle discriminazioni, alle violenze di quel mondo, alla morte della sua amata e alla possibilità di affrontare nuovi disegni e combinazioni che potrebbero comportare altre problematiche, forse ha preferito qualcos'altro per il suo destino? E questo "qualcos'altro" gli si è rivelato in quanto Ricevitore Vivente? Ha a che fare con il "sentiero di Dio"? E se così fosse, per il mondo dei vivi non c'è davvero speranza? A ognuno le proprie amarissime conclusioni.
Le suggestive musiche di "For Whom the Bell Tolls" composte Steve Baker e Carmen Daye si impongono nel buio dei titoli di coda del film come un dolente canto funebre.


Il film è disponibile in una nuova edizione 4k della Midnight Factory.

2 commenti:

  1. l'ho recensito anche io, si l'ho rivisto grazie al cofanetto acquistato su amazon, devo dire che mi è piaciuto di più, se ti va di dare un occhiata ecco la mia rece xD

    https://lafabricadeisogni.blogspot.com/2019/12/donnie-darko.html

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    1. si, anch'io l'ho apprezzato davvero con questa visione più recente.

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