Dopo la meravigliosa serie "The Haunting of Hill House" uscita su Netflix nel 2018, Mike Flanagan trasporta sullo schermo un'altra storia di fantasmi, questa volta ispirata a "Il giro di vite" di Henry James, un grande classico dei racconti d'orrore. La serie è stata molto attesa e il paragone cinematografico con "The Innocents" di Jack Clayton diventa quasi immediato, perché ad oggi risulta la migliore trasposizione del racconto di James sullo schermo. Guardando i primi due episodi di Bly Manor, ci si accorge subito che Flanagan ne sia perfettamente consapevole, perciò non fa nulla per nasconderlo e sceglie la strada dell'omaggio: utilizza la stessa canzone cantata dalla bambina Flora nel film di Clayton e cita una scena iconica, quella in cui l'istruttrice scorge la presenza del fantasma di Peter Quint dietro il vetro opaco di una finestra. Ma "Bly Manor" è molto di più di un onesto omaggio. Coinvolge per come riesce a schiudere efficacemente il profilo psicologico di ogni personaggio della storia a cui dedica ogni episodio, in particolare dei suoi "antagonisti" e si fa amare tanto per le atmosfere mistiche che riesce a costruire attraverso l'uso della luce, gli scenari, i dettagli e l'uso dei colori dove viene esaltato spesso il viola, un colore strettamente legato al mistero e alla spiritualità. Ma anche il filo narrativo riserba delle sorprese, si arriva spiazzati dall'incredibile quinto episodio per il disorientamento psico-fisico della governante Hannah, il cui montaggio è teso a sgretolare ogni percezione temporale nello spettatore. Si giunge profondamente commossi alla scena del monologo della giardiniera Jamie sul "fiore di luna", dove mette a nudo i suoi sentimenti per Danielle, si rabbrividisce alla visione del doppelganger dello zio Henry e dal trauma che ne è derivato, e si arriva al settimo episodio con uno nodo in gola per il girone infernale a cui sono sottoposti tutti gli spettri della storia, prigionieri di una dannazione eterna che li fa "scivolare" continuamente nei loro ricordi senza trovare mai pace e che la regia gestisce efficacemente. E dopo cosa succede? Si "scivola" letteralmente in una didascalica e ingenua risoluzione finale negli ultimi due episodi, scanditi da una onnipresente e tediosa voce narrante, così gran parte del mistero che avvolgeva gli eventi fino a quel punto viene sciolto sbrigativamente. Le troppe risposte finiscono per storpiare una serie che aveva tutte le carte in regola per essere un passo avanti rispetto ad "Hill House"! Un vero peccato! Ma malgrado la delusione finale rimane una bellissima storia d'amore da scoprire e recitata divinamente da un cast ormai fedele al regista (gli attori principali sono praticamente gli stessi di "Hill House").
sabato 7 novembre 2020
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