Non è facile parlare di questa serie HBO, che arriva dove le produzioni Netflix non riescono ad arrivare. È stata scritta, diretta e prodotta dalla stessa attrice protagonista Michaela Coel. Un lavoro impegnativo dal punto di vista tecnico e anche coraggioso visto che gli eventi narrati che ruotano attorno alla protagonista Arabella, sono quelli che la stessa Coel ha vissuto in prima persona.
La serie è in sostanza una bomba ad orologeria contro la cultura dello stupro, contro quella parte oscura che domina nella società umana, contro quel "demone" che struttura e plasma le emozioni e i comportamenti umani mettendoli al servizio del sistema patriarcale. Eppure, nella sua straordinaria capacità di trattare tematiche di genere (e non), che sono tutt'oggi al centro di accessi dibattiti nel mondo femminista, la serie non ne diviene mai un mero sponsor politico e ideologico. È la complessità del personale che viene rappresentata, ed è soprattutto il dolore che mette in moto ogni processo di consapevolezza della protagonista. Il trauma dello stupro rimosso risale lentamente alla sua coscienza con una tale forza distruttiva che ogni processo vitale si interrompe, si paralizza, obbligando Arabella a guardare dentro l'involucro del suo corpo, faccia a faccia con quella parte dell'anima che è stata violata. Le persone attorno a lei tenteranno di aiutarla a ricordare, ma inutilmente. La sua amica Terry la seguirà costantemente nelle sue attività di recupero, anche se nasconderà una verità scomoda che metterà a dura prova la loro "sorellanza", a questo proposito è interessante come i personaggi secondari si incastrino intelligentemente nella serie, schiudendo nuove narrazioni volte ad alimentare il dibattito sulla sessualità e il consenso. C'è appunto quello di Terry (Weruche Opia) che ha vissuto un threesome con due ragazzi italiani e si illude di averne partecipato in condizione di totale libertà sessuale e trasparenza, c'è la storia di Kwame (Paapa Essiedu), un ragazzo gay che subisce uno stupro poco dopo aver avuto un rapporto consenziente con la stessa persona, e c'è anche la storia di Theodora (Harriet Webb) che in pubertà è stata vittima di revenge porn.
La serie colpisce per la sua ironia audace, mai cinica, che ci avvicina con simpatia e famigliarità ai personaggi. Tra leggerezza e crudeltà si arriva ad un finale potente.
L'ultimo episodio intitolato "Ego death" (Morte dell'ego) è un'esperienza sconvolgente. Arabella riuscirà a ricordare e identificare il volto del suo stupratore e combatterà il male finalmente personificato attraverso tre diversi sviluppi narrativi all'interno dell'episodio, che potremo identificare come processi di distruzione, accettazione e liberazione. Nel primo, la vendetta sarà padrona: lo stupratore verrà fatto cadere in una trappola orchestrata da Arabella e le sue amiche, per finire catturato e successivamente pestato a sangue fino alle morte. Le donne umilieranno il suo corpo in un'ottica dove le stesse finiranno per impersonificare la stessa violenza del sistema patriarcale. Nel secondo, la pietà "del porgi l'altra guancia" porterà Arabella a fraternizzare con lo stupratore, invitandolo così ad entrare nella camera della sua casa, per ascoltarlo, per capire la sua storia e le ragioni del suo comportamento. Troverà così il suo pentimento. Nel terzo, rivoluzionario e conclusivo processo, Arabella copulerà con lo stupratore in un rapporto consenziente, facendo in modo che la stessa sessualità diventi uno strumento di liberazione. Tutto avviene all'interno di un quadro decostruttivo del genere, poiché i ruoli tradizionalmente assegnati al sesso di appartenenza sono ribaltati: Arabella praticherà il pegging sul ragazzo. L'energia liberatoria dell'orgasmo ristabilirà l'equilibrio, permettendo ad Arabella di riappropriarsi finalmente della sua sessualità violata. Poco dopo, in un'immagine di straordinaria inquietudine e potenza evocativa, il corpo nudo dello stupratore che ha trascorso la notte d'amore con Arabella e quello sanguinante dello stesso (relativo al processo distruttivo precedente), lasceranno la sua stanza come due spettri alla fine di un rituale d'esorcismo. Nell'aria si potrà avvertire una catarsi dolorosissima. Non rimarrà che un sospiro di sollievo prima di raccontare quella storia, ora finita nel nuovo libro di Arabella. Il dolore è ancora lì, ma con tutti i suoi pezzi finalmente raccolti. Adesso sono pronti per essere esaminati, per capire cosa di buono possiamo trarne e se possiamo così diventare persone migliori.
"I May Destroy You" con la sua brutalità, profondità e ingegno non vi lascerà in pace. Non è soltanto la serie migliore del 2020, ma è anche uno degli spettacoli televisivi più potenti visti negli ultimi tempi.
Mi segno anche questo xD
RispondiEliminaQuesto è un capolavoro, quindi dagli priorità rispetto agli altri.
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