Serie documentaristica prodotta da Netflix e che ha fatto discutere molto nell'ultimo mese. Formata da cinque episodi intelligentemente scanditi in Nascita, Crescita, Fama, Declino e Caduta, ripercorre la storia della comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano (a Coriano), dalla sua nascita nel 1975, alla sua fine quando il suo fondatore Vincenzo Muccioli morì nel 1995. Checché si dica la serie espone in maniera lucida l'evolversi della comunità e della figura di Muccioli avvalendosi di ricche immagini di repertorio selezionate da 180 ore di 51 diversi archivi storici. Sono serviti 3 anni di lavoro per finalizzare la docu-serie. Il ritratto che ne esce fuori è un importante pezzo di storia italiana che ci permette di capire quale sia stato il modus operandi dello Stato Italiano e della Sanità Pubblica riguardo il problema della tossicodipendenza. Potremo definirlo in due parole: assenza e abbandono. L'abbandono dell'assistenza pubblica, l'assenza di ricerca scientifica sul campo, la conseguente mancanza di un programma di prevenzione e le inadeguate terapie farmacologiche per contrastare la tossicodipendenza, tutti fattori che hanno permesso ad aziende e società private in quegli anni, come quelle entrate in ballo proprio a San Patrignano, di acquisire un potere enorme. Un potere che è riuscito a costruire una realtà alternativa, a riformulare addirittura una visione del mondo e della società stessa mettendo in discussione il valore della Legge e i principi della Democrazia, in favore di una visione autoritaria, paternalistica e conservatrice della società, considerata come unica e sola soluzione inoppugnabile, l'ultimo salvagente al problema della tossicodipendenza. Quando nell'Ottobre del 1980 arrivarono le prime denunce contro Muccioli per i metodi violenti e coercitivi utilizzati, dagli atti persecutori, ai pestaggi, per finire all'incarcerazione con catene dentro piccoli spazi degradanti senza il rispetto delle norme igienico sanitarie di alcuni ragazzi recidivi che tentavano la fuga dalla comunità, l'opinione pubblica era sempre dalla parte di Muccioli e i suoi metodi e contrastava insistentemente le decisioni, i processi e gli appelli della Giustizia italiana. D'altra parte l'opinione pubblica era fortemente influenzata dall'immagine che i media, in particolare quelli televisivi, davano di Muccioli. Storiche sono le sue partecipazioni ai programmi di Maurizio Costanza, Giancarlo Magalli e Pippo Baudo, oltre al sostegno di personaggi illustri dello spettacolo come Paolo Villaggio che esaltava Muccioli come una figura da santificare, in quanto San Patrignano aveva salvato suo figlio Piero dall'abuso di droghe. La comunità godeva anche del sostegno di molte fazioni politiche, in particolare dalla coppia Moratti (che la finanziava con ingenti somme di denaro) e del giornalista fascista Indro Montanelli che ne esaltava positivamente il suo carattere punitivo. Ma quando scoppiò il caso Maranzano, nulla poté fermare il senso di ingiustizia e disperazione che l'anima di Roberto Maranzano richiamava a tutti: un uomo siciliano di 36 anni che fu pestato brutalmente a sangue e torturato con strumenti per suini nella macelleria di San Patrignano fino alla morte, il suo cadavere fu ritrovato in una discarica avvolto da una coperta dalla comunità. Da qui in poi ci si comincerà interrogare veramente se la violenza all'interno della comunità era casuale e isolata o se era qualcosa di strutturato nel suo sistema. La serie sviluppa questi ultimi lati oscuri in maniera egregia, lasciando sempre che lo spettatore costruisca da solo la sua idea sui fatti, contrapponendo molteplici testimonianze. Finché, il contrasto tra quest'ultime, causa un'implosione e la verità urla la nostra attenzione. Forse, una piccola pecca è nel finale dove si poteva evitare il "gossip" spicciolo sulle insinuazioni della presunta omosessualità di Muccioli, aspetto davvero irrilevante. Ciò non toglie che il mistero della sua morte avrebbe meritato un maggiore approfondimento malgrado l'effettiva ambiguità e mistero. "SanPa" nei suoi pregi e difetti, rimane un prodotto di altissimo livello, è coinvolgente, potente, a tratti inquietante, non ti lascia andar via, il minuzioso lavoro del montaggio di Valerio Bonelli è stato lodevole. É qualcosa su cui è necessario imbattersi, non solo per conoscere un pezzo della nostra storia, ma anche per comprendere davvero quanto la disperazione umana sia la più cospicua fonte di guadagno. Le testimonianze dei "sopravvissuti" lasciano il segno. Muccioli non cercava denaro da te come orgogliosamente enunciava, ma voleva solo ed esclusivamente la tua vita, per riformarla e ricostruirla a sua immagine, in una determinata società costruita in funzione della sua immagine. Cosa ci può essere di più mostruoso di questo? Perdete ogni libertà, Voi che entrate.
La serie può essere vista su questo link, sottoscrivendo un abbonamento a Netflix.
mi interessa vederlo, appena posso gli do un occhiata xD
RispondiEliminaè imperdibile, fammi sapere cosa ne pensi poi!
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