mercoledì 21 aprile 2021

Children Underground - Bambini sotterranei (2001)

Nel tentativo di aumentare la forza lavoro della nazione, l'ex leader comunista Nicolae Ceausescu, vietò la contraccezione e l'aborto nella Repubblica Socialista di Romania dal 1966 al 1988. Migliaia di bambini non desiderati vennero collocati in orfanotrofi statali. Dopo la caduta del comunismo, circa 20.000 bambini finirono abbandonati per le strade a causa delle insufficienti risorse statali e della povertà delle famiglie. Children Underground segue la vita di cinque di questi bambini nella metropolitana di Bucarest. Dormono sopra dei letti fatti di cartoni, sono sporchi, affamati, dipendenti dall'Aurolac (che inalano da buste di plastica), vengono picchiati dai passanti che li colgono a rubare e di tanto in tanto anche dalla loro leader Cristina. Una giovane sedicenne che ha l'aspetto di un maschio per farsi rispettare e che cerca brutalmente di metterli in riga per tenerli al "sicuro" nella stazione. Il livello di disperazione e disumanità che si respirano nel documentario sono insopportabili, la regia della Belzberg è per certi aspetti impressionante per come sia riuscita ad avvicinarsi così tanto ai bambini e al contempo ad essere completamente distante, invisibile, catturandoli nella loro completa naturalezza. Le scene di abusi e violenza sono molte e diventa difficile immaginare come la regista sia riuscita a trattenersi dal non intervenire, eppure non si ha mai la sensazione che lo faccia per tentare di catturare del puro sensazionalismo, ma piuttosto per restituirci la verità di quello spaccato sociale che vive al di là della presenza dell'occhio della cinepresa. Le sequenze in cui alcuni dei bambini vengono ricondotti dai loro genitori nel tentativo di rinsaldare il loro rapporto affettivo sono brevi, ma efficaci nel cogliere l'ambiguità della natura dei loro sentimenti, la regista riesce a cogliere una grave nota stonata sui volti dei genitori, che risuona come ipocrisia quando negano di aver esercitato abusi nei loro figli. Un documentario sofferto, sospeso in una dimensione circolare e asfissiante che somiglia ad un girone dantesco. Il finale tutt'altro che risolutivo, dove una delle ragazze racconta di avere una gemella immaginaria, dilata soltanto quel vuoto, quell'assenza che nessuna vita in questo mondo meriterebbe mai di provare.


Il film può essere visionato su YouTube su questo link, sottotitolato in inglese.

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