L'intera civiltà umana è arrivata alla deriva, un'epidemia di origine sconosciuta ha dimezzato la popolazione, terremoti e incendi hanno cancellato intere città, a Roma della Basilica di San Pietro e della sua Pietà non rimangono che delle rovine, come viene mostrato in uno dei momenti più suggestivi del film; in tutto questo desolante e catastrofico scenario, lo scientismo che guida i Governi dichiara lo stato di emergenza, adottando delle misure folli e disumane che minano pesantemente la libertà dei pochi sopravvissuti della popolazione mondiale.
Incredibile è l'attualità di quest'opera di Ferreri datata 1969, che nonostante sia immersa nell'immaginario fantascientifico e pervasa dal tipico surrealismo anarchico del regista milanese, parla molto del nostro oggi. La storia prosegue concentrandosi su Cino e Dora, una coppia di giovani fidanzati che è sopravvissuta ad una catastrofe, le Autorità li costringerà ad isolarsi e a rimanere in "quarantena" per il resto della loro vita, così la coppia finirà per trovare rifugio in una casa abbandonata in riva al mare. Qui come una sorta di Adamo ed Eva al momento della loro prima relazione con il mondo, scopriranno una Terra nella sua forma primigenia perché svuotata dalla contaminazione umana, godranno di tutti i suoi frutti e respireranno l'armonia della natura, ma scopriranno anche le sue tentazioni: le uniche tracce di civiltà che attraverseranno il loro nuovo mondo, come radio, frigoriferi, quadri e caciotte di parmigiano, appariranno ai loro occhi come reliquie sacre da custodire gelosamente in un Museo (che Cino istituirà per davvero) e qui diviene evidente il riferimento al concetto marxista del culto e del feticismo delle merci. Anche l'arrivo di una misteriosa donna straniera tenterà gli appetiti sessuali di Cino, mettendo in crisi la relazione sentimentale con Dora. Ma le cose precipiteranno quando Cino, convinto dalle autorità governative, vorrà proliferare, Dora si rifiuterà perché riterrà irragionevole un tale desiderio in un mondo senza alcun futuro, così l'irrazionalità dell'uomo si scontrerà con la ragione della donna, in un'ottica sovversiva, che capovolge la tradizione simbolica del maschile e femminile. Ma la resistenza della donna sarà vana, Cino utilizzerà tutti i suoi mezzi, arrivando persino all'inganno, per ottenere il suo scopo, portando inevitabilmente all'annientamento della coppia. "Il seme dell'uomo" è un piccolo grande film, concettualmente potente, che fa del suo minimalismo la sua forza. L'economia dei mezzi non impedisce a Ferreri di costruire delle immagini di grande potenza evocativa, come quella del grande pallone a forma di bottiglia di CocaCola che viaggia sul cielo sopra l'immensità dell'oceano e che viene scambiata dai protagonisti per un dirigibile, o ancora quella dell'enorme balena morta che finisce sul bagnasciuga divorata avidamente dai gabbiani. Misurate e calzanti sono le interpretazioni di Marco Magine e Anne Wiazemsky, la finezza e nobilità dei loro volti rafforzano il simbolismo dell'opera. Frastornanti gli effetti sonori e le musiche di Teo Usuelli e Richard Teitelbaum che creano progressivamente una tensione angosciosa che riflette la crisi esistenziale dei protagonisti.
Apprezzo molto Marco Ferreri, e ho visto diversi suoi film, se vuoi puoi recuperare quello che per me è il suo film più poetico e malinconico: Diario di un Vizio con Jerry Calà forse nel suo ruolo migliore
RispondiEliminaVisto! Ti dirò, ho apprezzato più questo.
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