É l'ultima fatica di Jean-Marc Vallée prodotta prima della sua prematura scomparsa, ed è anche la sua opera più complessa, sperimentale e audace. Ispirata all'omonimo romanzo di Gilliam Flynn, la miniserie, prodotta dalla HBO, è scandita da otto episodi che ci immergono nel mondo di Camille Preaker, una giornalista che soffre di alcolismo e che a seguito della scomparsa di due giovani ragazze nella sua città natale, Wind Gap, il suo capo decide di mandarla lì come reporter.
Vallée si approccia alla storia prediligendo una narrazione interiore stettamente visiva, strutturata da un montaggio parallelo per associazione simbolica, in cui azioni, gesti, immagini, rievocano in Camille, i ricordi della sua infanzia e adolescenza tormentata. Si rimane disorientati, confusi, dalla forza oscura di queste reminescenze, che a volte prendono la forma di spettri che infestano il presente, come quello di Marian, la sua sorella più piccola morta a seguito di una grave malattia. L'alcol non potrà che acuire queste visioni invece di allontanarle, come Camille tenterà disperatamente di fare, la sua presenza in quel luogo sarà scomoda non solo per se stessa, ma anche per gli altri. Si scontrerà con i buoni padri di famiglia che ai tempi del liceo la stuprarono e che ora la pregano di non scrivere su di loro, con quelle madri, un tempo compagne liceali, che ora la giudicano per non essersi "completata" come donna figliando e, come se non bastasse, con una madre perbenista e ostile che tenterà di allontanarla dalla sua nuova sorrelastra Amma, per il timore che possa esercitare una cattiva influenza su di lei. Camille porta il peso della colpa, dell'inadeguatezza e della vergogna inflittagli da quel mondo patriarcale e dalla famiglia, inciso proprio sul suo corpo, che appare ora come una geografia di cicatrici che non osa mostrare a nessuno, il prodotto dall'autolesionismo che praticava da adolescente. Le ricerche sul caso saranno sommerse da un velo di omertà e i pregiudizi tipicamente provinciali si faranno sempre più vivi, finendo per trovare un capro espiatorio ai crimini, accusando un innocente. Camille continuerà a scontrarsi con tutto ciò, fino allo stremo delle sue forze, mentre affonderà completamente dentro se stessa, dentro le sue stesse cicatrici, affrontando faccia a faccia i suoi demoni interiori e facendo finalmente luce sul suo passato traumatico. Quello che scoprirà sarà una verità agghiacciante, un macigno psicologico insostenibile. Amy Adams nei panni di Camille, esprime magistralmente questa discesa infernale, in una delle migliori interpretazioni femminili mai viste sullo schermo. Tutto quello che c'è da sapere su "Sharp Objects" è che sarebbe un peccato rivelarlo, costruita sulla falsa riga di un thriller - il cui finale anticonvenzionale non ha una chiara risoluzione - la miniserie è un'esperienza plumbea e frastornante nel dolore del trauma e solo questo è un buon motivo per guardarla.
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