Il giovane regista australiano Chris Delforce insieme ad altri attivisti che lottano per i diritti degli animali, si sono introdotti tra il 2012 e il 2014 in oltre 50 porcili e macelli presenti in Australia, installando al loro interno delle telecamere nascoste. Ogni anno nel Paese vengono macellati circa 4,9 milioni di maiali, un numero esorbitante e in continua crescita, ma che diventa ancora più inquietante rapportandolo al numero degli allevamenti nel territorio, che come ci viene spiegato nel documentario da un'impennata di duemila è diminuito progressivamente negli anni, perché gli allevatori hanno cominciato ad adottare misure volte a limitare sempre di più lo spazio degli animali, gravando pesantemente sulla loro salute e dignità in quanto esseri senzienti (come dichiarato dal Trattato di Lisbona). Quello che ci viene mostrato nel film non riguarda casi isolati, ma la pratica standard industriale degli allevamenti di maiali destinati al cibo, che è del tutto simile anche nel resto del mondo, compresa l'Europa. Diventa quindi arduo parlare di questo documentario, perché è difficile descrivere l'orrore che le immagini testimoniano, un orrore assimilabile soltanto guardandole.
Inizialmente veniamo immersi nelle terrificanti immagini delle scrofe incastrate nelle cosiddette "casse da parto", una gabbia metallica che limita completamente i loro movimenti, rimangono fissate lì per sei settimane dal momento del parto fino all'allattamento dei cuccioli (la regolamentazione indica in realtà cinque giorni, ma non vieta esplicitamente periodi più lunghi), durante queste settimane si verificano torture di ogni sorta, non essendoci terriccio e paglia dove i cuccioli possono spostarsi e scivolare più agevolmente quando bevono il latte dalla madre, finiscono per essere schiacciati e uccisi dalla stessa, i corpi rimangono spesso abbandonati lì in decomposizione sotto gli occhi della madre impotente; periodicamente da alcuni tubi fuori esce un getto forte di acqua fredda che cade violentemente sulle scrofe per lavarle, non è raro che le tubature hanno delle perdite lasciando che si bagnino incessantemente giorno e notte, come se non bastasse gli allevatori le picchiano per costringerle ad alzarsi una volta al giorno al fine di preservare la loro salute, ma rimanendo per gran parte della giornata sdraiate su una superficie dura, nei loro corpi si formano delle piaghe dolorose che arrivano ad infettarsi anche a causa degli escrementi e la scarsità di igiene, in queste condizioni la loro sanità mentale finisce per vacillare e cominciano ad acquisire comportamenti innaturali come sbattere la testa e mordere le sbarre. A causa dei continui parti molte scrofe presentano dei gravissimi ascessi vulvari. Anche la vita dei cuccioli sopravvissuti non è affatto facile, capita che molti rimangono feriti perché le loro piccole zampe si incastrano sulla pavimentazione a rete, fin dai primi giorni di vita li vengono staccati alcuni denti e tagliata la coda per evitare che si mordano, tutto senza l'uso di alcun anestetico, ma questo risulterà del tutto inutile ad evitare il cannibalismo come ci verrà mostrato in seguito. Alcuni adulti maschi sono destinati ad ingravidare le femmine, anche loro vivono in piccoli spazi, appaiono sporchi di escrementi, visibilmente feriti e malconci e vengono sottoposti alla masturbazione da parte degli allevatori, che raccolgono il loro sperma tra risatine e battute. Alle femmine invece spetta di ricevere lo sperma attraverso un lungo catetere di metallo, che non viene chiaramente inserito con delicatezza.
Il 90% dei maialini destinati alla macellazione vengono uccisi nelle camere a gas di anidride carbonica, metodo di sterminio che gli allevatori considerano più umano e indolore, in realtà dalle immagini constatiamo come i maiali non muoiano immediatamente, ma tra urla di dolore, il gas infatti li provoca un forte bruciore agli occhi, alle narici e alla gola. Anche con il metodo dello stordimento e della fucilazione si riscontrano molte difficoltà, gli animali lottano per la sopravvivenza fino alla fine, i colpi non assicurano una completa perdita dei sensi e spesso arrivano pienamente coscienti al momento del taglio alla gola.
Siamo testimoni di un'interminabile susseguirsi di torture, sangue e violenza in un'atmosfera claustrofobia per circa due ore, che mettono a dura prova anche gli spettatori più preparati alle tematiche, questa è anche la forza del documentario perché riesce nel suo intento: metterci nei panni degli animali e interrogarci se come specie umana, che viene considerata superiore a quella animale, sia davvero necessario infliggere ad un'altra specie tutto questo. L'ultima parte del film si dedica brevemente, ma con efficacia sintesi, anche agli allevamenti dei tacchini, polli e bovini.
Queste industrie si basano sulla segretezza. Molto di quello che fanno, se i consumatori fossero in grado di vedere da soli cosa sta realmente accadendo, non sarebbero più consumatori. Hanno il diritto di vederlo. E hanno il diritto di prendere una decisione informata su ciò per cui spendono i loro soldi. Se arriviamo al punto in cui è tutto allo scoperto, e tutti sanno cosa comporta l'agricoltura animale, l'industria cesserà di esistere. E nella mia mente, questa è una grande cosa.
Nel Giugno 2015, dopo l'uscita del documentario, la polizia australiana fece irruzione nell'abitazione del regista con un mandato di perquisizione, sequestrando tutte le sue riprese e l'attrezzatura video. Furono dichiarate 17 accuse di effrazione, 6 accuse per pubblicazione di materiale ottenuto da dispositivi di sorveglianza e 4 accuse per l'utilizzo di dispositivi di sorveglianza per ottenere i filmati. Il regista rischiò di finire in prigione per 14 anni, da lì iniziò una battaglia legale durata due anni che si è fortunatamente conclusa con la respinta di tutte le accuse e la chiusura del caso. Nonostante le difficoltà, Delforce ha continuato tenacemente la sua ricerca come documentarista degli allevamenti girando e raccogliendo altro materiale che hanno portato alla nascita di Dominion, un progetto co-prodotto da Shaun Monson (regista del famoso documentario antispecista Earthlings) e a cui hanno partecipato come narratori star di calibro come Sadie Sink, Sia, Joaquin Phoenix, Kat Von D e Rooney Mara. Uscito nel 2018, il documentario va a completare la ricerca di Lucent testimoniando lo sfruttamento di tutti gli animali del pianeta, ritroviamo molte immagini presenti sia in Lucent che in Earthlings, dal punto di vista informativo è più completo e dettagliato, la sua visione diventa quindi necessaria, ma personalmente l'ho trovato meno immersivo dei suoi due "genitori".
I documentari sono tutti disponibili in streaming gratuitamente su Youtube, li trovate tutti in questa playlist. E infine, cosa più importante, vi prego di firmare questa petizione per proteggere i maiali australiani, nata proprio dopo la sconvolgente documentazione di Delforce.
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