Rosa von Praunheim è il nome d'arte che ha scelto Holger Mischwitzky, per ricordare alla gente il triangolo rosa che gli omosessuali dovevano indossare nei campi di concentramento nazisti e il quartiere Praunheim di Francoforte dove lui stesso crebbe. Un nome potente che rivendica le proprie radici e la sua identità gay, da cui ne sono conseguite una militanza artistica e politica che hanno contribuito a rivoluzionare un'epoca. Il suo film più importante è "Non è l'omosessuale ad essere perverso, ma la situazione in cui vive", fu girato nel 1970 con la collaborazione del sociologo Martin Dannecker, il titolo è infatti tratto da un libro di quest'ultimo, dura circa 67 minuti ed è ambientato a Berlino dove seguiamo le vicende di Daniel, un giovane gay che si innamora di un uomo di nome Clemens con il quale cercherà di vivere una relazione sentimentale imitando un qualunque matrimonio borghese, ma solo dopo quattro mesi la loro relazione finirà perché Daniel si innamorerà di un uomo più anziano e ricco, quest'ultimo però ben presto lo tradirà. Daniel si ritroverà solo, immerso nella sottocultura gay e la violenza che ne consegue a causa dell'emarginazione, si abbandonerà ad una vita promiscua e ad esperienze sessuali sempre più fugaci come quelle tra i parchi notturni e i bagni pubblici, fin quando non incontrerà Paul, che lo porterà in un appartamento condiviso con altri gay. Nel film i dialoghi sono insonorizzati, perché ci sono delle voci narranti che commentano le scene in modo critico e provocatorio, alcune di queste appartengono ai personaggi del film come se fosse il flusso della loro coscienza a parlarci, a volte sembra addirittura che le voci coincidano con i dialoghi che enunciano gli attori, ma non ci è dato sapere se è una coincidenza o un effetto voluto, questo produce un forte senso di estraniamento nello spettatore che è portato a guardare le scene di vita e le azioni quotidiane sotto un punto di vista completamente nuovo. La scena finale dove Daniel, Paul e gli altri gay discutono nudi e si avvicinano l'uno all'altro, potrebbe essere l'inizio di un'esperienza sessuale di gruppo, ma il commento tradisce questa sensazione, portando quell'avvicinamento ad un atto di rivoluzione politica. E sta qui la spietatezza e la genialità del lavoro di Rosa: quello di focalizzare l'attenzione dello spettatore sull'idea che mobilita i corpi. Educare e coincidere il pensiero con l'azione per la rivolta, verso la liberazione omosessuale. Questo è vero cinema politico all'ennesima potenza. Nonostante il film è degli anni '70, i temi centrali che affronta sono ancora drammaticamente vivi e scomodi: l'isolamento, i pregiudizi, l'ossessione per la virilità maschile, le esperienze sessuali fugaci e l'oggettificazione dei corpi che negli ultimi anni hanno avuto un grande sviluppo nella realtà virtuale (cyber sex, chatroulette, app di incontri, onlyfans, ecc.) sono realtà rappresentative e tangibili all'interno della comunità gay e che ricoprono con un velo di ipocrisia le tanto libertà sessuali proclamate dalla società liberale.
Il film è connotato dalla rabbia e dalla frustrazione che si erano accumulate nella mia vita omosessuale a Berlino. Ero convinto che non potessimo sempre e solo aspettare passivamente la gentilezza della società perché qualcosa cambiasse a nostro vantaggio. ... Il nostro film doveva provocare, fare uscire i gay e gli etero dalla loro pace e farli parlare. Non volevamo assolutamente un film che glorificasse o compatisse i gay. Per noi era importante scoprire la vita dei gay senza risparmi.
Rosa von Praunheim
La prima del film avvenne il 31 gennaio 1971 al Festival del cinema di Berlino. Lo stesso anno furono fondate le prime organizzazioni gay tedesche a Berlino e Francoforte sul Meno. Il 31 gennaio 1972 il film fu diffuso per la prima volta in televisione dalla Westdeutscher Rundfunk (WDR), l'emittente pubblica regionale della Renania Settentrionale-Vestfalia in tarda serata. La trasmissione sulla prima rete nazionale (ARD) avvenne poco meno di un anno dopo, dopo essere stata inizialmente annullata. In Baviera, l'ente televisivo regionale (Bayerischer Rundfunk) decise di oscurare temporaneamente il primo canale per evitare la diffusione del film.
Gli omosessuali non vogliono essere omosessuali, ma vogliono piuttosto essere borghesucci e sentimentali come i cittadini medi. Desiderano una casa accogliente, da condividere con un compagno onesto e fedele senza farsi notare, in una relazione simile al matrimonio. Il compagno ideale deve essere pulito, serio e genuino, un ragazzo intatto e fresco, amabile e giocherellone come un pastore tedesco. Poiché vengono disprezzati dai borghesi come se fossero malati e di valore inferiore, gli omosessuali cercano di essere ancora più borghesi, per eliminare il loro senso di colpa con un eccesso di virtù borghesi. Sul piano politico sono passivi e si comportano da conservatori come ringraziamento del fatto che non vengono ammazzati. Gli omosessuali si vergognano della loro inclinazione sessuale, perché in secoli di educazione cristiana gli è stato inculcato che sono dei porci. Perciò fuggono lontano da questa crudele realtà in un mondo romantico fatto di kitsch e di ideali. I loro sogni sono i sogni delle riviste, i sogni di un essere umano al fianco del quale possono liberarsi dalle difficoltà della vita quotidiana in un mondo che consiste solo d’amore e di romanticismo. Non sono gli omosessuali ad essere perversi, ma la situazione in cui devono vivere.Dal film
Il film può essere visionato qui, in lingua originale sottotitolato in inglese. Ma sono felice di comunicarvi che ho curato personalmente la traduzione dei sottotitoli in italiano che potete scaricare qui.
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