Vagamente ispirato all'omonimo romanzo di Yuri Polyakov, il quale ha criticato aspramente la pellicola, segue la vita di cinque giovani reclute dell'Armata Rossa in un campo di addestramento, che diventano vittime soprusi e violenze da parte dei superiori. Il misterioso ritrovamento dei corpi di alcuni soldati suicidati sconvolgerà l'unità militare.
Il film ha una struttura episodica e rifiuta la narrazione classica, i dialoghi sono ridotti al minimo, i nomi dei personaggi non vengono mai pronunciati, la loro caratterizzazione psicologica è pressoché assente e l'impronta surrealista della regia costruisce delle allegorie attorno alla morte dei soldati. La violenza è accennata dagli sguardi e dai gesti dei personaggi e non viene mai mostrata completamente, lasciando un senso di smarrimento nello spettatore che è portato ad immaginare ciò che accade, in questo senso sono emblematiche le sequenze in cui un comandate si avvicina morbosamente al corpo nudo di un soldato e si conclude bruscamente con delle urla strazianti o quella in cui una soldatessa si avvicina nuda ad una giovane addetto alla sicurezza del carcere, presumibilmente, per abusare di lui.
Risulta una visione ostica e inappagante, ma lo è volutamente, perché tutto ciò che viene negato è quello che il potere sovietico nega a se stesso. Ma Hussein Erkenov ci dimostra provocatoriamente che non è possibile negare i suoi effetti distruttivi. Il film è anche pervaso da un sottile ma costante omoerotismo che, più che esprimere un'omosessualità latente, è diretto a decostruire l'immaginario cinematografico sovietico della sessualità maschile. Il disagio, la fragilità e la solitudine che esprimono alcuni soldati all'interno delle meccaniche machiste nel campo decostruiscono anche la mascolinità così come è strutturata dalla cultura patriarcale, per queste ragioni oggi viene considerato come il primo tentativo sovietico di rappresentare l'identità queer. Nel finale lo zoom su un quadro rappresentante un ponte con un arcobaleno, simbolo della pace e della liberazione sessuale, sembrerebbe rimarcare questa chiave interpretativa.
Il regista insieme agli sceneggiatori per convincere il Gorky Film Studio, noto studio cinematografico di Mosca, a fornire i finanziamenti per la produzione del film, consegnarono due sceneggiature false insieme a quella vera, ma una volta realizzato fu bandito dal governo sovietico e ne proibì la sua proiezione all'estero fino al 1994, quando fu presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino. "100 Days Before the Command" è un film davvero strano, antinarrativo, inusuale, che ha indignato molti spettatori, ma che personalmente ho trovato una sperimentazione riuscita e pregna di significato.
Il film può essere visionato su Youtube in lingua russa sottotitolato in inglese.
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