Durante il corso dell'anno mi capita di guardare moltissimi film, ma non sempre riesco a dedicare a ciascuno un articolo su questo blog. Letterboxd è uno strumento estremamente utile per mantenere un diario aggiornato delle proprie visioni cinematografiche.
Ogni anno, con l'obiettivo di sintetizzare e condividere questa esperienza, scelgo di compilare una lista dei 10 migliori film che ho visionato durante l'arco dell'anno. L'ordine dei film selezionati è puramente cronologico e non rappresenta una classifica basata su criteri di merito artistico.
diretto da Luchino Visconti
«Qual è il modo migliore per rappresentare i burrascosi eventi storici che caratterizzarono la prima metà del XX secolo con l'ascesa del nazismo, se non attraverso le ripercussioni che hanno avuto all'interno di una famiglia? L'abbiamo visto proprio recentemente ne "La zona d'interesse" di Jonathan Glazer, ma anche Luchino Visconti nel 1969 lo fece ne "La caduta degli dei", uno dei suoi film meno popolari e il primo della trilogia tedesca che prosegue con "Mortea Venezia" (1971) e "Ludwig" (1973). Segue le vicende della famiglia von Essenbeck che è a capo di una delle più importanti industrie siderurgiche tedesche, preziosa fornitrice di acciaio per l'industria bellica. Durante il compleanno del barone Joachim von Essenbeck (Albrecht Schönhals), il nipote Martin (Helmut Berger) si esibisce travestito da donna imitando Marlene Dietrich de "L'angelo azzurro" (si dice che la stessa Dietrich si fosse complimentata con Helmut per la scena). Durante l'esibizione arriva la notizia dell'incendio del Reichstag, la notizia scuote il barone Joachim, così per salvare il futuro dell'azienda decide di togliere la vicepresidenza a Herbert Thallman (Umberto Orsini), marito della nipote e fervente oppositore del nazismo, cedendo il comando al nipote Konstantin von Essenbeck (Reinhard Kolldehoff), un influente membro delle SA, molto legato ad Ernst Röhm e quindi vicino a Hitler. Questo evento divide la famiglia e scatena l'inizio di una lunga serie di torbidi intrighi volti alla conquista dell'ambita eredità...» (vaevedi.it)
diretto da Vicente Aranda
«È un introspettivo e doloroso film su una giovane adolescente trans, costretta a fuggire da un padre autoritario contrario al suo percorso, e ad affacciarsi da sola nella vita lottando costantemente per l'affermazione della sua identità nella società. Nonostante l'età il film solleva riflessioni importanti sulla ricerca della "femminilità", che appare come un costrutto sociale estremamente rigido e irraggiungibile per la protagonista, come potrebbe esserlo anche per la stessa donna cisgender. Sotto una prospettiva queer, nel finale, riesce anche a sollevare domande sulla vera funzione della rassegnazione di genere, che appare non solo come il raggiungimento finale di un percorso, ma anche un amaro sacrificio relazionale. Eccelle la performance della giovane Victoria Abril, c'è anche Lou Castel nel ruolo del suo tenebroso amante. Da scoprire.» (vaevedi.it)
diretto da Yannick Bellon
«Non riesco a ricordare altri film che trattano in maniera così delicata e profonda l'asportazione di un seno a causa di un tumore alla mammella. Non troverete una storia eroica e strappalacrime sulla battaglia contro il cancro, Yannick Bellon guarda ironicamente, ma dolcemente, la sua protagonista che non teme la morte, ma la trasformazione del proprio corpo: vive l'asportazione del seno come un'annullamento della propria femminilità, del proprio potere seduttivo. Ed è in questo conflitto, che la regista intreccia una toccante storia d'amore, che slega i nodi della paura e della solitudine. Ottime le prove di Marlène Jobert e Jean-Michel Folon. Struggente la colonna sonora di Richard De Bordeaux.» (vaevedi.it)
diretto da Piotr Szulkin
«È il secondo lungometraggio della tetralogia fantascientifica del regista polacco #PiotrSzulkin, preceduta da "Golem" (1980) e seguita da "O-Bi, O-Ba. Koniec cywilizacji" (1984) e "Ga, Ga". (1985). "La guerra dei mondi - Il prossimo secolo" è probabilmente il migliore dei quattro, è tematicamente basato sull'omonimo capolavoro di H.G. Welles, tuttavia ha anche legami stretti con il romanzo distopico "Limes inferior" dello scrittore polacco Janusz A. Zajdel. Programmata la sua uscita nelle sale nel 1981, fu bandito dal governo polacco perché presentava parallelismi con il contesto politico della Repubblica Popolare Polacca, così ne posticipò l'uscita di due anni, il 20 febbraio 1983. Come racconterà il regista in un'intervista rilasciata a Film Comment Magazine, il ministro che diede il lasciapassare al film, in seguito, fu persino licenziato. Il film inizia con un servizio televisivo che annuncia che sulla Terra è arrivata un'astronave aliena e che è stata accolta festosamente dalla popolazione locale, gli extra-terrestri al loro interno provengono da una civiltà avanzata e la loro missione è quella di condividere le loro conoscenze con gli esseri umani. Dopo seguiamo da vicino la vita di Iron Idem (#RomanWilhelm), il telecronista di un noto e popolare programma televisivo nazionale, l'Idem's Independent News. Un giorno senza preavviso qualcuno cambia il testo di un notiziario che ha preparato, infastidito Iron si lamenta con il suo capo (#MariuszDmochowski) minacciando di lasciare il programma. Quando torna a casa, la polizia accompagnata da un alieno fa irruzione nella sua abitazione, distrugge tutto e rapisce sua moglie (#KrystynaJanda) che mette in un sacco nero, dicendogli che se la rivuole indietro deve imparare ad amare gli alieni...» (vaevedi.it)
diretto da Stanisław Różewicz
«Un giovane partigiano, Ryś, confessa al padre Konrad che deve uccidere un traditore e non può sottrarsi alla missione altrimenti verrà punito egli stesso con la morte. Il giovane prete rimane profondamente turbato dalla confessione, sopratutto quando scoprirà che il presunto traditore è il carraio Alojz, un uomo da sempre considerato onesto nel paese e che ha protetto persino una famiglia ebrea. Padre Konrad è convinto che si tratti di un errore e chiede a Ryś del tempo per indagare, che risponde che può accettare un giorno di ritardo.
È come se "Il diario di un curato di campagna" di Robert Bresson e "il Quinto Sigillo" di Zoltán Fábri si scontrassero nello stesso film. Minimalista e cupo, ha una delle migliori fotografie che ho visto in un film: una glaciale pulizia estetica che però secerne una profonda malinconia, la stessa per quell'umanità persa sotto il dominio nazista della Polonia. E mi sento di dire, che qui c'è anche la migliore rappresentazione cinematografica del Diavolo.» (vaevedi.it)
diretto da Paul Bogart
«Adattamento dell'omonima opera teatrale "Torch Song Trilogy" di Harvey Fierstein, che recita nello stesso film il ruolo del protagonista. Segue le vicende di Arnold (Fierstein), una drag queen, che si innamora di Alan (Brian Kerwin), un uomo bisessuale, tra i due nasce una grande storia d'amore, ma l'omofobia interiorizzata di Alan minerà il loro rapporto. Arnold nonostante le delusioni e i tradimenti, continuerà a credere e ricercare l'amore. È una commedia brillante e raffinata, portata in scena straordinariamente da Fierstein, che avrebbe meritato l'oscar. Nonostante i conflitti, i cuori infranti, le morti improvvise, è un film che riesce a raccogliere la bellezza e l'amore per la vita. Melanconico e potente il finale che racchiude tutta la complessità del rapporto tra madre e figlio gay. Imperdibile.» (vaevedi.it)
diretto da Michael Moore
«Il film esplora l'uso delle armi negli Stati Uniti, con focus sulle sparatorie scolastiche, in particolare il massacro alla Columbine High School del 1999, dove due studenti uccisero 12 compagni e un insegnante prima di suicidarsi. Nel documentario, il regista viaggia attraverso gli Stati Uniti, intervistando anche Charlton Heston, allora presidente della NRA (National Rifle Association of America). In Canada, Moore conclude che non siano le armi a generare violenza, ma la paura diffusa nella società. A questo proposito memorabile è il momento del cartone animato creato da Harold Moss (intitolato "A Brief History of the United States of America"), un piccolo capolavoro, che racconta con toni satirici la storia della società americana e il suo rapporto con la paura.
È uno dei migliori documentari realizzati da Moore (attualmente è anche il mio preferito), nonché uno dei ritratti più spietati della società statunitense. L'ironia sempre calzante, implode nel confronto finale tra il regista e Charlton Heston, lasciando un senso di straniante inquietudine che non ti lascia più.» (vaevedi.it)
diretto da Tim Wardle
«Un documentario avvincente e coinvolgente. Indaga sull'impatto che una ricerca scientifica (non divulgata) ha avuto su tre gemelli omozigoti americani separati dalla nascita. Il regista maneggia il materiale d'archivio con equilibrio, lasciando il giusto peso alle risposte sul dilemma "natura contro educazione". Una visione, a tratti inquietante, che lascia stimolanti quanto amarissime riflessioni. Imperdibile.» (vaevedi.it)
diretto da Mstyslav Chernov
«Il 24 febbraio 2022 le Forza armate della Federazione Russa iniziarono ad invadere tutta l'Ucraina, Mariupol fu una delle prima città ad essere assediate. Come racconterà il regista Mstyslav Chernov al DW News, lui, il fotoreporter Yevhen Maloletka e la produttrice produttrice Vasylyna Stepanenko, furono gli unici giornalisti internazionali dell'AP che decisero di rimanere nella città per documentare le atrocità che l'esercito russo stava commettendo contro i civili ucraini, rimasero per venti giorni lottando per la loro sopravvivenza e alla fine con dispiacere furono costretti ad andarsene per ragioni di sicurezza. Il materiale girato in quei giorni ha dato vita a questo documentario della durata di 97 minuti e diviso in 20 capitoli che corrispondo ai giorni delle riprese, nato con la collaborazione del programma Frontline prodotto dall'emittente televisiva PBS. È una visione sconvolgente, che con le sue riprese a mano immergere lo spettatore con crudo realismo nelle tragiche vicende, facendolo sprofondare nell'orrore della guerra come pochissimi documentari siano mai riusciti a fare...» (vaevedi.it)
diretto da Jonathan Glazer
«Come racconta Jonathan Glazer al New York Times il film per la realizzazione ha richiesto un lavoro di 9 anni, tutto è iniziato quando lesse su un giornale un'anteprima del romanzo "La zona d'interesse" scritto da Martin Amis, il libro è narrato in parte da un comandante immaginario di Auschwitz, Glazer fu immediatamente attratto da questa prospettiva, così fece delle ricerche sul materiale originale di Amis, consultò il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau e scoprì dettagli inediti sulla storia della famiglia del comandante Rudolf Höss, che poi sono finiti nel film. Tra questi, la rivelazione che il giardino della loro casa condivideva un muro con il campo di concentramento e che un giorno nell'estate del '43, secondo la testimonianza del giardiniere, la coppia ebbe un'animata discussione perché il comandate Höss doveva rispettare l'ordine di trasferirsi a Berlino e la moglie non voleva assolutamente abbandonare quella casa. Nel film Rudolf Höss è interpretato da Christian Friedel e la moglie Hedwig Höss da Sandra Hüller. I due coniugi vivono con i loro cinque figli in una casa che hanno sempre sognato e conducono una tranquilla ed agiata vita famigliare. Hedwig con l'aiuto della servitù si occupa della casa e cura con passione il giardino, Rudolf porta ogni tanto a pescare i figli nel fiume vicino e la notte racconte fiabe alla figlia più piccola, nel giardino c'è anche una piccola piscina dove i bambini possono giocare e divertirsi. Glazer e il direttore della fotografia Łukasz Żal hanno installato fino a 10 telecamere all'interno e intorno alla casa e le hanno mantenute in funzione contemporaneamente, permettendo agli attori di circolare liberamente e improvvisare senza avere una troupe di tecnici alle calcagne, durante tutte le riprese è stata anche usata solo la luce naturale per restituire più efficacemente il realismo, perciò quello a cui assistiamo è un vero e proprio reality in stile "Grande Fratello" della famiglia nazista Höss...» (vaevedi.it)
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