martedì 18 marzo 2025

Flow - Un mondo da salvare (2024)

In un mondo post-apocalittico dove l’uomo è ormai scomparso, un gatto lotta per sopravvivere a un'inondazione che ha sommerso la sua casa. Costretto a rifugiarsi su una barca, incontra un labrador giocherellone, un capibara pigro, un lemure cleptomane e un serpentario ferito. Questi animali, così diversi eppure accomunati dal tragico destino, intraprendono un lungo viaggio che li porterà a scoprire non solo la forza della sopravvivenza, ma anche il significato più profondo della cooperazione. 
Fin dai primi minuti, lo spettatore viene incantato dalla straordinaria tecnica d’animazione, da un’ambientazione così ricca di dettagli che crea un'atmosfera palpabile, e dai lunghi movimenti di macchina che invitano ad immergersi completamente nella narrazione. Per la realizzazione Gints Zilbalodis, il regista lettone, ha rinunciato al tradizionale storyboard, lavorando direttamente con gli ambienti in 3D, in cui ha posizionato telecamere virtuali e inserito i personaggi, facendoli muovere nell'imponente scenario, quasi come fosse un videogame. “Questo è stato necessario,” ha spiegato, “perché ci sono molte inquadrature lunghe e complicate in cui la telecamera si muove nello spazio, il che sarebbe impossibile da disegnare negli storyboard.” L’animazione di Flow si distingue anche per il suo approccio naturalistico, lontano dall’antropomorfismo tipico dei classici Disney o Pixar. Gli animali non sono figure idealizzate o caratterizzate da tratti umani, ma incarnano comportamenti autentici, come quelli osservabili nella natura. Per ottenere questo livello di realismo, il regista si è valso della collaborazione di un team di animatori suddiviso in tre squadre, operanti in Francia e Belgio. Prima dell’inizio della produzione, gli artisti hanno trascorso una settimana insieme visitando lo zoo e studiando una vasta gamma di riferimenti fotografici e video, in modo da riprodurre fedelmente i movimenti e le interazioni degli animali. Il film, composto da 22 sequenze e 307 inquadrature, è stato completato in sei mesi, con una media di due secondi animati al giorno per ciascun animatore, evidenziando un impegno e una precisione straordinaria. Ma Flow va ben oltre l’eccellenza tecnica: è un’opera che parla di identità, trasformazione e rinascita attraverso la natura stessa. L’assenza dell’uomo – l’artefice della crisi climatica – non è un semplice sfondo, bensì una scelta narrativa potente che critica la visione antropocentrica con cui l’uomo ha sempre considerato la natura e gli animali. La stessa barca, che diventa rifugio per gli animali, ricorda l’Arca di Noè, ma in una versione senza umani, che diventa il simbolo di un salvataggio non più legato all’intervento divino o all’umanità, ma all’unità e all’armonia che possono nascere solo dalla convivenza e dalla cooperazione tra specie. In questo contesto, la cooperazione che si sviluppa tra il nuovo gruppo di animali, non si configura come un semplice mutualismo, bensì come una forma più profonda di cooperazione solidale, un nuovo paradigma in un mondo in cui i continui cambiamenti climatici mettono costantemente in pericolo l'ordine naturale.


Un aspetto interessante del film è la presenza di uno specchio che possiede gelosamente il lemure nella barca: inizialmente, gli altri naufraghi vi si riflettono con curiosità senza riconoscersi, ma nel finale, quando il gruppo si riunisce, riescono a vedersi chiaramente specchiandosi nell'acqua. Essi sviluppano un’"identità collettiva" che trascende la specie, suggerendo che la consapevolezza di sé e la costruzione dell’identità non siano processi individuali, ma emergano attraverso la cooperazione, l’integrazione e l’empatia verso l’altro.
Una delle scene più belle del film è quella in cui l’acqua si eleva in un "vortice ascensionale", sollevando sia il gatto che il serpentario da terra. In seguito, il serpentario vola in alto verso una luce nel cielo, fino a  scomparire definitivamente. Questo fenomeno naturale, arricchito dal simbolismo visivo, trasforma l’ascensione in un’esperienza mistica e sacrificale. Dopo lo straordinario evento, infatti, l’acqua si ritira, ripristinando l’equilibrio nel mondo. Parallelamente, anche la balena (dall'aspetto "mutante") assume un ruolo enigmatico e salvifico nel corso del film: durante l'inondazione, il gatto la scorge per la prima volta e, subito dopo, compare una barca destinata a salvarlo. Successivamente, la stessa balena gli impedirà l’annegamento raccogliendolo sulla sua testa e riportandolo in superficie. Nel finale, essa appare “morta” e priva d’acqua, simbolo del sacrificio e del ritorno all’ordine. Nei titoli di coda, la sua riapparizione nell’oceano – un silenzioso presagio che lascia aperto il dubbio su una possibile nuova inondazione – accentua ulteriormente il suo valore simbolico, intensificando il mistero che avvolge la sua imponente figura.
Da sottolineare, la presenza di una colonna sonora suggestiva, composta dallo stesso regista Zilbalodis insieme a Rihards Zaļupe, che intreccia i suoni naturali con le melodie elettroniche, guidando lo spettatore in un percorso sensoriale che amplifica ogni emozione e attimo di tensione. Ottoni, marimba e percussioni scandiscono il ritmo del viaggio, facendo da eco alle immagini che si susseguono sullo schermo, in un’armoniosa sinfonia che racconta una storia senza dialoghi ma densa di significati. 
Flow è uno dei più grandi film d'animazione prodotti negli ultimi trent'anni, come l'altrettanto meraviglioso La Tartaruga Rossa di Michaël Dudok de Wit, si distingue per una potenza visiva e musicale che lo rende un esempio eccezionale di narrazione senza parole. La sua visione sfida lo spettatore a ripensare il rapporto con la natura, invitandolo a considerare la possibilità che, senza la presenza distruttiva dell’uomo, la vita possa esprimere forme di solidarietà e armonia fino ad ora inimmaginabili. Si è aggiudicato meritatamente il Premio Oscar come Miglior film d'animazione del 2025. 


Il film è disponibile per il noleggio e l'acquisto digitale su Rakuten TV.

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